venerdì 23 ottobre 2015

PRATELLO FC 2 - Miki Calcio 0 - il pagellone

Vi ricordiamo l'allenamento di lunedì 26 ottobre. Alle 20 pronti in campo al Vasco de Gama.
Valuteremo l'opportunità di un allenamento suppletivo sulla base di necessità e disponibilità.

Erroneamente, si pensa e crede che la fragilità sia una proprietà inscritta nella natura stessa delle cose. Non c’è nulla, in realtà, che sia fragile in quanto tale. Ogni cosa rivela la sua fragilità e – segnatamente – l’entità della stessa nel modo in cui reagisce alle perturbazioni cui è esposta. Il bicchiere – cioè - si rompe perché cade, non perché il fatto di rompersi sia proprio della sua natura. La fragilità non appartiene dunque alle cose, ma all’equilibrio del sistema in cui sono immerse. È il sistema, attraverso la rottura delle cose, a rompersi, a venir meno al proprio equilibrio.
Per una squadra di calcio è lo stesso. Due vittorie consecutive potrebbero indurci a pensare che la fragilità appartenga alla natura di qualcun altro, che i nostri valori siano tali da garantirci una sequenza ininterrotta di successi, da qui alla fine del campionato.
Non è così. La fragilità è intorno a noi, sempre, come un peto stagnante che tarda a diradarsi, e ama in modo particolare sostare nei pressi del nostro sfintere, lesta a farsi beffa dei nostri culi non appena la guardia cali e l’attenzione venga meno.
Dirò di più: la fragilità ci riguarda non già A DISPETTO delle due vittorie, bensì IN RAGIONE di esse, perché più si vince e più si ha da perdere, più si sale e più grosso sarebbe il tonfo che faremmo in caso di caduta. Chi è già crollato, infatti, non deve certo preoccuparsi di capire la fragilità dell’equilibrio in cui è immerso, perché questa gli si è già manifestata in modo molto chiaro.
In questo senso, la partita di ieri è piuttosto incoraggiante perché ha evidenziato la nostra capacità di preservare quell’equilibrio anche senza eccellere, anche senza brillare, anche senza dare prova di particolari abilità. Se uno straccio di intelligenza abita ancora in noi, però, dobbiamo anche renderci conto di come poco convenga continuare a tirare questa corda, perché la fiducia nella sua tenuta potrebbe rivelarsi, molto presto, eccessiva, sovrastimata.
Dunque, in parole povere, pane al pane.
è inutile raccontarcela: il primo tempo di ieri è stato bruttino, sotto diversi punti di vista, e il secondo tempo ci ha regalato la vittoria per un felice concorso di meriti nostri, innegabili, e demeriti altrui, altrettanto macroscopici ed evidenti.
Sia chiaro: non sto parlando ai vostri livelli coscienti: a parole siamo tutti bravi a dire “sì sì dobbiamo restare umili e concentrati”. Sto parlando a quella parte di voi che controllate con maggior fatica, quella vibrazione euforica che vi alleggerisce la testa e le gambe nelle ore successive alla vittoria, foderando la vostra espressione con la maschera di un cazzo di supereroe della Marvel. È una sensazione importante, per la quale vale la pena sudare, giocare e farsi il culo. Ed è anche estremamente utile, perché infonde un senso radicato di sicurezza, indispensabile per andare in campo con coraggio e personalità. Ma è anche una droga sottile, perché comincia ad accreditare l’idea che i prossimi 3 punti siano lì ad aspettarci, infiocchettati dentro un bel pacchetto che basta scartare con la frizzosa gaiezza di un nugolo di bimbetti froci che si fregano le mani perché qualcuno ha scordato di sculacciarli. Per quel poco che il calcio mi ha insegnato, è molto più probabile che i prossimi tre punti siano seppelliti sotto una grossa montagna di merda purulenta, e che dovremo andarceli a prendere armati di vanga, senza nemmeno l’ausilio di una molletta che ci tappi il naso e ci risparmi l’odore (certo, chi s’è fatto un tempo in panca con Sam ha già un’idea della cosa).
A centrocampo abbiamo impiegato dieci minuti buoni per capire dove cazzo fossimo e cosa cazzo dovessimo fare. Lenti nella transizione passiva da destra a sinistra, spesso imprecisi nei passaggi – con un Fefè su livelli irriconoscibili rispetto alle sue precedenti apparizioni, facili da saltare nell’uno contro uno, nebbiosi nelle idee. Un po’ meglio davanti, dove però non abbiamo fornito – nel primo tempo – la copertura sufficiente ad aiutare l’azione di contenimento dei nostri centrocampisti. Bene dietro, e questo vale per tutta la partita, eccettuata qualche salita poco convinta che – a prescindere dalla correttezza dei fuorigioco segnalati – potrebbe indurre qualche arbitro a non fischiare. Poi ci siamo ripresi, è vero, ma sulla nostra fascia sinistra, per una buona metà del primo tempo, abbiamo sbagliato qualcosa. O l’interno non aiutava a sufficienza, scalando e portandosi dietro gli altri centrocampisti o la punta esterna non faceva da tappo per evitare che l’azione si incanalasse tanto facilmente sulla nostra corsia. Non so. La fase difensiva, confesso i miei limiti, mi è sempre un po’ più oscura rispetto a quella attiva. Sta di fatto che in un paio di occasioni Tommy e Roby de Biagi ci hanno tolto letteralmente le castagne del fuoco, con salvataggi in extremis certamente encomiabili ma a cui contro un avversario del genere non dovremmo nemmeno ridurci. E ovviamente, ma questo non riguarda solo la difesa, sarebbe il caso di non concedere tutti questi calci piazzati dal limite. Bella la conclusione di Cetti su lancio di Passariello, forse troppo “giusta” e non abbastanza “sporca” per punire il portiere avversario, che si è comunque prodotto in un ottimo intervento. Ci sono state anche altre conclusioni e qualche azione interessante, spesso appoggiata da un Olivieri in crescendo che nel corso della prima frazione di gara ha sopperito alla corrente alternata di Fefè e Santacroce. A costo di essere smentito dagli altri due allenatori, ritengo tuttavia troppo timida l’azione offensiva dei nostri terzini, che devono proporsi con maggior frequenza aggiungendosi ai centrocampisti per dare più soluzioni alla manovra e, talora, sganciandosi negli spazi di fascia liberati dalla convergenza delle punte esterne, in modo tale da allargare le maglie della difesa avversaria liberando i corridoi centrali in cui vanno a incidere gli attaccanti. Si tratta, chiaramente, di un gioco estremamente offensivo e dispendioso ma penso che ogni tanto valga la pena tentarlo, soprattutto contro avversari come questi che, specie nel secondo tempo, non avevano esattamente il passo del miglior Giggs. Nella ripresa siamo progressivamente migliorati, anche grazie ad alcuni cambi che hanno portato fosforo, precisione e idee nell’economia di un gioco che si era rivelato meno brillante rispetto a quello espresso lunedì. Molto positivo, in questo senso, l’esordio di Willy, attento alle consegne ma autorevole nell’interpretazione delle stesse. Bene anche Cristian De Biagi, che si è disimpegnato con ordine e intelligenza. Va detto però che l’avversario stava imbarcando acqua da tutte le parti, anche e soprattutto per ragioni sue. Questo, per esempio, ha tolto evidenza al modo pessimo in cui abbiamo gestito i calci di punizione a favore, tanto nel primo che nel secondo tempo: soluzioni complicate, prive della necessaria coordinazione fra i compagni e, in fondo, un po’ arroganti. Il risultato finale poteva dunque essere assai più rotondo, e non mi riferisco soltanto al rigore calciato fuori da Cetti (come già con Passariello, allego altro esempio, del tutto casuale, di rigore del Pratello andato a segno, calciato da un giocatore a caso, e ricordandovi che i rigori non si tirano, si segnano) ma anche al diagonale di Carrozza, alla bellissima conclusione da fuori di Vieceli e, più in generale, a una mole di occasioni che dobbiamo imparare a capitalizzare molto meglio, imparando a dare più valore ai movimenti senza palla dei compagni e ad essere più cinici sotto rete.
Parlando di cinismo, però, il goal di Willy mi piace particolarmente. Perché è uno di quei goal zozzi, di mischia, di rabbia, di rapacità, di cattiveria, di voglia di metterlo in culo all’avversario, un sunto – cioè – di tutte quelle qualità senza le quali non si parla più di calcio ma solo di PES o di FIFA. Ancor più carambolesca la rete di Carrozza, che porta il Pratello sul 2 a 0 sfruttando un rimpallo fortunoso che impatta sul suo corpo a seguito di un suo stesso tiro respinto, depositandosi magicamente all’incrocio.
È stata una giornata importante, da considerare in tutti i suoi aspetti. Abbiamo provato nuovi innesti (nuovi in assoluto, Willy, o nuovi per la stagione in corso, Franz), che hanno dato segnali importanti. E qualcos’altro di nuovo, se tutto va bene, lo proveremo sabato prossimo. Il cantiere è aperto e le premesse per fare bene ci sono tutte. Nessuno però si nasconda dietro il valore e lo spirito di sacrificio di qualche compagno, che talora lavora per due o per tre. A metà classifica, per vincere la medaglia dei mediocri, ci si arriva anche così. Ma in cima, se per caso ci interessasse tentare davvero l’impresa, si arriva solo se sul terreno di gioco scendono 11 protagonisti, 11 guerrieri che mettono faccia, gambe, cuore e attenzione in tutte le azioni, comprese quelle più banali e insignificanti, che fanno la differenza tra un calciatore e una sua banale imitazione. Perché a volte, per spezzare la fiducia dell’avversario, può bastare un episodio: un rimpallo vinto in un certo modo, uno scatto di caparbietà che vi consente un recupero inaspettato, una corsa in più del dovuto che vi porta là dove nessuno si aspettava che sareste arrivati. Qualcosa, cioè, che dipinga sul volto dell’avversario una linea netta e muta di terrore.
In definitiva, non me ne frega un cazzo di quello che siete in grado di fare.
Mi frega solo che non vi basti.
Mai.

SCHIAVO 6. Per lo più inoperoso, se la cava in tutte le occasioni, anche se i modi in cui lo fa non rispondono esattamente al copione.

TIRELLI 6+. Decisamente bene nel primo tempo, dove è abile a uscire trovando subito Passariello. Molto meno bene nella ripresa, dove perde smalto e lucidità.

CURATOLA 6. Diligente dietro, ma vale per lui il discorso relativo ai terzini: più personalità nell’accompagnare l’azione, altrimenti le soluzioni di gioco tendono a ridursi e a diventare troppo prevedibili.

LANZELLOTTO 7-. Compito più semplice rispetto a quello eseguito lunedì, ma Tommy sarebbe in grado di trovare stimoli in qualunque situazione. Dirige la difesa con personalità.

STEFANIZZI 6,5. Quasi impeccabile sulle palle alte, perfettibile – invece – su quelle basse e veloci, ma per fortuna ne arrivano poche. Dovrebbe guardarsi di più con Tommy per capire dove stare.

BORREGGINE 6. Nessuna sbavatura, ma praticamente non viene mai chiamato in causa.

DE BIAGI R. 5,5. Troppo poco. Mi aspetto molto di più, per corsa, qualità e partecipazione alla manovra. Importante il salvataggio nel primo tempo, ma non basta. Manco per il cazzo.

BALESTRIERI 6+. Inedito terzino sinistro, si disimpegna con intelligenza e senso della posizione. Non fa passare nulla.

FEFE’ 5,5. Stanco per la battaglia di lunedì, Fefè gioca troppo al di sotto delle sue possibilità per raggiungere la sufficienza. Fa anche cose buone, è vero, ma questa è una cosa che s’è detta anche di Charles Manson e Adolf Hitler, quindi non fa molto testo.

CHRISTIAN DE BIAGI 6,5. Nonostante sia fermo da qualche giorno, gioca con personalità e dà i tempi giusti al reparto, mettendo in campo qualche buona idea.

SANTACROCE 5,5. Volitivo ma poco lucido e non sempre efficace, in entrambe le fasi. Rivedibile.

WILLY 7,5. Ottimo esordio. Un goal, tanta corsa, ottimi recuperi, fraseggi sobri e intelligenti. Mai banale nei movimenti, è famelico nell’azione di pressing e abbina buone doti di protezione della palla a linee di passaggio pulite e sensate.

OLIVIERI 7-. Qualche errore, ma tanta sostanza e qualità.

CARROZZA 7. Potrebbe segnare di più, ma sul tabellino dei marcatori il suo nome c’è comunque, e la fortuna conta fino a un certo punto. Non garantisce sempre il pressing adeguato sul suo terzino di competenza ma lunedì aveva speso molto.

PASSARIELLO 6,5. Molto bene nel primo tempo, con passaggi decisivi e conclusioni che evidenziano qualità e personalità. La stanchezza per la seconda partita in tre giorni, però, non tarda a farsi sentire e nella ripresa il suo rendimento cala in maniera verticale.

TILLI 6-. Il passo sembra migliore e molti movimenti nello spazio sarebbero anche giusti. Di palloni però ne vede pochi, perché spesso non viene cercato dai compagni. Nel finale potrebbe andare in porta ma Carrozza, ormai esausto, prova a imbeccare Vieceli, su cui ha già chiuso il difensore. Quando entra in possesso di palla non sempre cerca la soluzione più facile, ma come trequartista – entro certi limiti – è anche normale che sia così. Non riesce però a incidere nella gara.

CETTI 5. Si procura un rigore solare, ma lo fallisce in malo modo e questo pesa drasticamente nella valutazione finale, anche se la partita era cominciata bene, con un bel tiro al volo e con le solite trame di gioco utili ai compagni di reparto. Stanco e poco lucido nel secondo tempo.

VIECELI 7,5. Rientro imperioso di Kaiser Franz: sponde poderose, un tiro splendido fuori di poco e la sensazione che possa dilagare ogni volta che prende palla. Bene così.


7 commenti:

  1. Condivido quanto scritto da Edo, quindi: primo tempo male causa distanze errate tra i reparti secondo tempo meglio grazie anche al crollo fisico degli avversari.

    dove possiamo migliorare:
    1) maggiore chiarezza nella consegna dei compiti dai parte dei Miasters.
    è anche vero però che nel momento in cui il Mister indica ad un compagno il movimento da fare devono ascoltare TUTTI... onde evitare di chiedere poi durante la partita ai compagni movimenti non richiesti.
    2 Esempi:
    - mi è stato detto DAI mISTERz di occuparmi del terzino, mezza squadra pretendeva che seguissi l'ala - che era stata chiaramente affidata ai tre di centrocampo che avrebbero dovuto scalare.

    - Calci d'angolo contro: i mister hanno chiesto che due punte restassero alte. Ho visto calci d'anGolo in cui tutta la squadra veniva chiamata a raccolta dentro l'area....

    penso siano banalità (basta stare concentrati) sulle quali si possa migliorare in fretta e senza grossi sforzi.


    carro




    RispondiElimina
    Risposte
    1. ovviamente attendo che si esprimano anche baldi e maffeo ma per quanto mi riguarda posso dirti che loro giocavano con due centrali di centrocampo più gli esterni di fascia, quindi - con la semplice scalata dei nostri tre di centrocampo - l'ala avversaria avrebbe dovuto essere cosa dei nostri centrocampisti (e del nostro terzino). Ma questa scalata, nel primo tempo, come ho scritto si è vista pochino.

      Comunque sono tutte cose di cui parleremo meglio lunedì. La cosa degli angoli l'ho notata anche io. Più che altro non me la spiego perché loro restavano con 2/3 uomini indietro quindi non c'era tutto questo bisogno di punte che tornassero. Forse ti stai confondendo con qualche calcio piazzato, dove ovviamene devi togliere dal computo quelli che vanno in barriera (e quindi lì ci può stare che si rientri anche tutti per non avere avversari liberi in mezzo all'area).

      per quanto riguarda le indicazioni poco chiare dei misters, le vediamo nel dettaglio lunedì.

      Elimina
    2. Carro, stai dicendo che abbiamo dato istruzioni differenti o cosa? (ne parliamo Lunedì)

      Per gli angoli ho notato che di solito scendevano 2 dei 3 attaccanti e restava solo uno avanti, stendiamo poi un velo pietoso sugli angoli a favore.

      - come giustamente fai notare, l'ala è un assurdità che sia seguita da l'attaccante estereno, l'unica eccezione si ha nel caso il terzino si spinge oltre l'attaccante in fase di attacco e su ripartenza si va a coprire il posto lasciato vuoto, in attasa che rientri il terzino. Il che si attua comunque con una scalata tra mezz'ala ed attaccante (che dovrebbe essere il movimento base in transizione negativa e che avrò ripetuto alemeno una decina di volte.)

      Elimina
  2. Sostanzialmente poca roba l'avversario e abbiamo anche provato a fargli vincere la partita nel primo tempo. Molta svagatezza, un esempio lampante è stato lo stop effettuato da un difensore su una palla altissima su cui avrebbe dovuto avere una vita più difficile. Sostanzialmente siamo entrati in campo dopo venti minuti. Se concediamo tutto sto tempo a squadre serie la partita è sostanzialmente finita.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. vero. allora magari la prossima volta cazzeggiamo un po' di meno durante il riscaldamento. c'era un'aria di festa di campagna che non prometteva niente di buono. non parlo di singoli, ma del gruppo nel suo insieme.

      Elimina
  3. no maffy intendo che dite una cosa e sta cosa viene ascoltata solo dal giocatore a cui è rivolta. Il resto della squadra non sente e in campo si crea confusione

    RispondiElimina