Vi ricordiamo l'allenamento di lunedì 26
ottobre. Alle 20 pronti in campo al Vasco de Gama.
Valuteremo l'opportunità di un
allenamento suppletivo sulla base di necessità e disponibilità.
Erroneamente, si pensa e crede che la fragilità sia una proprietà inscritta nella natura stessa delle cose. Non c’è nulla, in realtà, che sia fragile in quanto tale. Ogni cosa rivela la sua fragilità e – segnatamente – l’entità della stessa nel modo in cui reagisce alle perturbazioni cui è esposta. Il bicchiere – cioè - si rompe perché cade, non perché il fatto di rompersi sia proprio della sua natura. La fragilità non appartiene dunque alle cose, ma all’equilibrio del sistema in cui sono immerse. È il sistema, attraverso la rottura delle cose, a rompersi, a venir meno al proprio equilibrio.
Per una squadra di calcio è lo stesso.
Due vittorie consecutive potrebbero indurci a pensare che la fragilità
appartenga alla natura di qualcun altro, che i nostri valori siano tali da
garantirci una sequenza ininterrotta di successi, da qui alla fine del
campionato.
Non è così. La fragilità è intorno a
noi, sempre, come un peto stagnante che tarda a diradarsi, e ama in modo
particolare sostare nei pressi del nostro sfintere, lesta a farsi beffa dei
nostri culi non appena la guardia cali e l’attenzione venga meno.
Dirò di più: la fragilità ci riguarda
non già A DISPETTO delle due vittorie, bensì IN RAGIONE di esse, perché più si
vince e più si ha da perdere, più si sale e più grosso sarebbe il tonfo che
faremmo in caso di caduta. Chi è già crollato, infatti, non deve certo
preoccuparsi di capire la fragilità dell’equilibrio in cui è immerso, perché
questa gli si è già manifestata in modo molto chiaro.
In questo senso, la partita di ieri è
piuttosto incoraggiante perché ha evidenziato la nostra capacità di preservare
quell’equilibrio anche senza eccellere, anche senza brillare, anche senza dare
prova di particolari abilità. Se uno straccio di intelligenza abita ancora in
noi, però, dobbiamo anche renderci conto di come poco convenga continuare a
tirare questa corda, perché la fiducia nella sua tenuta potrebbe rivelarsi,
molto presto, eccessiva, sovrastimata.
Dunque, in parole povere, pane al
pane.
è inutile raccontarcela: il primo
tempo di ieri è stato bruttino, sotto diversi punti di vista, e il secondo
tempo ci ha regalato la vittoria per un felice concorso di meriti nostri,
innegabili, e demeriti altrui, altrettanto macroscopici ed evidenti.
Sia chiaro: non sto parlando ai vostri
livelli coscienti: a parole siamo tutti bravi a dire “sì sì dobbiamo restare
umili e concentrati”. Sto parlando a quella parte di voi che controllate con
maggior fatica, quella vibrazione euforica che vi alleggerisce la testa e le
gambe nelle ore successive alla vittoria, foderando la vostra espressione con
la maschera di un cazzo di supereroe della Marvel. È una sensazione importante,
per la quale vale la pena sudare, giocare e farsi il culo. Ed è anche
estremamente utile, perché infonde un senso radicato di sicurezza,
indispensabile per andare in campo con coraggio e personalità. Ma è anche una
droga sottile, perché comincia ad accreditare l’idea che i prossimi 3 punti
siano lì ad aspettarci, infiocchettati dentro un bel pacchetto che basta
scartare con la frizzosa gaiezza di un nugolo di bimbetti froci che si fregano
le mani perché qualcuno ha scordato di sculacciarli. Per quel poco che il
calcio mi ha insegnato, è molto più probabile che i prossimi tre punti siano
seppelliti sotto una grossa montagna di merda purulenta, e che dovremo
andarceli a prendere armati di vanga, senza nemmeno l’ausilio di una molletta
che ci tappi il naso e ci risparmi l’odore (certo, chi s’è fatto un tempo in
panca con Sam ha già un’idea della cosa).
A centrocampo abbiamo impiegato dieci
minuti buoni per capire dove cazzo fossimo e cosa cazzo dovessimo fare. Lenti
nella transizione passiva da destra a sinistra, spesso imprecisi nei passaggi –
con un Fefè su livelli irriconoscibili rispetto alle sue precedenti
apparizioni, facili da saltare nell’uno contro uno, nebbiosi nelle idee. Un po’
meglio davanti, dove però non abbiamo fornito – nel primo tempo – la copertura
sufficiente ad aiutare l’azione di contenimento dei nostri centrocampisti. Bene
dietro, e questo vale per tutta la partita, eccettuata qualche salita poco
convinta che – a prescindere dalla correttezza dei fuorigioco segnalati –
potrebbe indurre qualche arbitro a non fischiare. Poi ci siamo ripresi, è vero,
ma sulla nostra fascia sinistra, per una buona metà del primo tempo, abbiamo
sbagliato qualcosa. O l’interno non aiutava a sufficienza, scalando e
portandosi dietro gli altri centrocampisti o la punta esterna non faceva da
tappo per evitare che l’azione si incanalasse tanto facilmente sulla nostra
corsia. Non so. La fase difensiva, confesso i miei limiti, mi è sempre un po’
più oscura rispetto a quella attiva. Sta di fatto che in un paio di occasioni
Tommy e Roby de Biagi ci hanno tolto letteralmente le castagne del fuoco, con
salvataggi in extremis certamente encomiabili ma a cui contro un avversario del
genere non dovremmo nemmeno ridurci. E ovviamente, ma questo non riguarda solo
la difesa, sarebbe il caso di non concedere tutti questi calci piazzati dal
limite. Bella la conclusione di Cetti su lancio di Passariello, forse troppo
“giusta” e non abbastanza “sporca” per punire il portiere avversario, che si è
comunque prodotto in un ottimo intervento. Ci sono state anche altre
conclusioni e qualche azione interessante, spesso appoggiata da un Olivieri in
crescendo che nel corso della prima frazione di gara ha sopperito alla corrente
alternata di Fefè e Santacroce. A costo di essere smentito dagli altri due
allenatori, ritengo tuttavia troppo timida l’azione offensiva dei nostri
terzini, che devono proporsi con maggior frequenza aggiungendosi ai
centrocampisti per dare più soluzioni alla manovra e, talora, sganciandosi
negli spazi di fascia liberati dalla convergenza delle punte esterne, in modo
tale da allargare le maglie della difesa avversaria liberando i corridoi centrali
in cui vanno a incidere gli attaccanti. Si tratta, chiaramente, di un gioco
estremamente offensivo e dispendioso ma penso che ogni tanto valga la pena
tentarlo, soprattutto contro avversari come questi che, specie nel secondo
tempo, non avevano esattamente il passo del miglior Giggs. Nella ripresa siamo
progressivamente migliorati, anche grazie ad alcuni cambi che hanno portato
fosforo, precisione e idee nell’economia di un gioco che si era rivelato meno
brillante rispetto a quello espresso lunedì. Molto positivo, in questo senso,
l’esordio di Willy, attento alle consegne ma autorevole nell’interpretazione
delle stesse. Bene anche Cristian De Biagi, che si è disimpegnato con ordine e
intelligenza. Va detto però che l’avversario stava imbarcando acqua da tutte le
parti, anche e soprattutto per ragioni sue. Questo, per esempio, ha tolto
evidenza al modo pessimo in cui abbiamo gestito i calci di punizione a favore,
tanto nel primo che nel secondo tempo: soluzioni complicate, prive della
necessaria coordinazione fra i compagni e, in fondo, un po’ arroganti. Il
risultato finale poteva dunque essere assai più rotondo, e non mi riferisco
soltanto al rigore calciato fuori da Cetti (come già con Passariello, allego
altro esempio, del tutto casuale, di rigore del Pratello andato a
segno, calciato da un giocatore a caso, e ricordandovi che i rigori non si
tirano, si segnano) ma anche al diagonale di Carrozza, alla bellissima
conclusione da fuori di Vieceli e, più in generale, a una mole di occasioni che
dobbiamo imparare a capitalizzare molto meglio, imparando a dare più valore ai
movimenti senza palla dei compagni e ad essere più cinici sotto rete.
Parlando di cinismo, però, il goal di
Willy mi piace particolarmente. Perché è uno di quei goal zozzi, di mischia, di
rabbia, di rapacità, di cattiveria, di voglia di metterlo in culo
all’avversario, un sunto – cioè – di tutte quelle qualità senza le quali non si
parla più di calcio ma solo di PES o di FIFA. Ancor più carambolesca la rete di
Carrozza, che porta il Pratello sul 2 a 0 sfruttando un rimpallo fortunoso che
impatta sul suo corpo a seguito di un suo stesso tiro respinto, depositandosi
magicamente all’incrocio.
È stata una giornata importante, da
considerare in tutti i suoi aspetti. Abbiamo provato nuovi innesti (nuovi in
assoluto, Willy, o nuovi per la stagione in corso, Franz), che hanno dato
segnali importanti. E qualcos’altro di nuovo, se tutto va bene, lo proveremo
sabato prossimo. Il cantiere è aperto e le premesse per fare bene ci sono
tutte. Nessuno però si nasconda dietro il valore e lo spirito di sacrificio di
qualche compagno, che talora lavora per due o per tre. A metà classifica, per
vincere la medaglia dei mediocri, ci si arriva anche così. Ma in cima, se per
caso ci interessasse tentare davvero l’impresa, si arriva solo se sul terreno
di gioco scendono 11 protagonisti, 11 guerrieri che mettono faccia, gambe,
cuore e attenzione in tutte le azioni, comprese quelle più banali e
insignificanti, che fanno la differenza tra un calciatore e una sua banale
imitazione. Perché a volte, per spezzare la fiducia dell’avversario, può
bastare un episodio: un rimpallo vinto in un certo modo, uno scatto di
caparbietà che vi consente un recupero inaspettato, una corsa in più del dovuto
che vi porta là dove nessuno si aspettava che sareste arrivati. Qualcosa, cioè,
che dipinga sul volto dell’avversario una linea netta e muta di terrore.
In definitiva, non me ne frega un
cazzo di quello che siete in grado di fare.
Mi frega solo che non vi basti.
Mai.
SCHIAVO 6. Per lo più inoperoso, se la
cava in tutte le occasioni, anche se i modi in cui lo fa non rispondono
esattamente al copione.
TIRELLI 6+. Decisamente bene nel primo
tempo, dove è abile a uscire trovando subito Passariello. Molto meno bene nella
ripresa, dove perde smalto e lucidità.
CURATOLA 6. Diligente dietro, ma vale
per lui il discorso relativo ai terzini: più personalità nell’accompagnare
l’azione, altrimenti le soluzioni di gioco tendono a ridursi e a diventare
troppo prevedibili.
LANZELLOTTO 7-. Compito più semplice
rispetto a quello eseguito lunedì, ma Tommy sarebbe in grado di trovare stimoli
in qualunque situazione. Dirige la difesa con personalità.
STEFANIZZI 6,5. Quasi impeccabile
sulle palle alte, perfettibile – invece – su quelle basse e veloci, ma per
fortuna ne arrivano poche. Dovrebbe guardarsi di più con Tommy per capire dove
stare.
BORREGGINE 6. Nessuna sbavatura, ma
praticamente non viene mai chiamato in causa.
DE BIAGI R. 5,5. Troppo poco. Mi
aspetto molto di più, per corsa, qualità e partecipazione alla manovra.
Importante il salvataggio nel primo tempo, ma non basta. Manco per il cazzo.
BALESTRIERI 6+. Inedito terzino
sinistro, si disimpegna con intelligenza e senso della posizione. Non fa
passare nulla.
FEFE’ 5,5. Stanco per la battaglia di
lunedì, Fefè gioca troppo al di sotto delle sue possibilità per raggiungere la
sufficienza. Fa anche cose buone, è vero, ma questa è una cosa che s’è detta
anche di Charles Manson e Adolf Hitler, quindi non fa molto testo.
CHRISTIAN DE BIAGI 6,5. Nonostante sia
fermo da qualche giorno, gioca con personalità e dà i tempi giusti al reparto,
mettendo in campo qualche buona idea.
SANTACROCE 5,5. Volitivo ma poco
lucido e non sempre efficace, in entrambe le fasi. Rivedibile.
WILLY 7,5. Ottimo esordio. Un goal,
tanta corsa, ottimi recuperi, fraseggi sobri e intelligenti. Mai banale nei
movimenti, è famelico nell’azione di pressing e abbina buone doti di protezione
della palla a linee di passaggio pulite e sensate.
OLIVIERI 7-. Qualche errore, ma tanta
sostanza e qualità.
CARROZZA 7. Potrebbe segnare di più,
ma sul tabellino dei marcatori il suo nome c’è comunque, e la fortuna conta
fino a un certo punto. Non garantisce sempre il pressing adeguato sul suo
terzino di competenza ma lunedì aveva speso molto.
PASSARIELLO 6,5. Molto bene nel primo
tempo, con passaggi decisivi e conclusioni che evidenziano qualità e
personalità. La stanchezza per la seconda partita in tre giorni, però, non
tarda a farsi sentire e nella ripresa il suo rendimento cala in maniera
verticale.
TILLI 6-. Il passo sembra migliore e
molti movimenti nello spazio sarebbero anche giusti. Di palloni però ne vede
pochi, perché spesso non viene cercato dai compagni. Nel finale potrebbe andare
in porta ma Carrozza, ormai esausto, prova a imbeccare Vieceli, su cui ha già
chiuso il difensore. Quando entra in possesso di palla non sempre cerca la
soluzione più facile, ma come trequartista – entro certi limiti – è anche
normale che sia così. Non riesce però a incidere nella gara.
CETTI 5. Si procura un rigore solare,
ma lo fallisce in malo modo e questo pesa drasticamente nella valutazione
finale, anche se la partita era cominciata bene, con un bel tiro al volo e con
le solite trame di gioco utili ai compagni di reparto. Stanco e poco lucido nel
secondo tempo.
VIECELI 7,5. Rientro imperioso di
Kaiser Franz: sponde poderose, un tiro splendido fuori di poco e la sensazione
che possa dilagare ogni volta che prende palla. Bene così.
PERCHÉ CARROZZA NON È RIGORISTA
RispondiEliminaCondivido quanto scritto da Edo, quindi: primo tempo male causa distanze errate tra i reparti secondo tempo meglio grazie anche al crollo fisico degli avversari.
RispondiEliminadove possiamo migliorare:
1) maggiore chiarezza nella consegna dei compiti dai parte dei Miasters.
è anche vero però che nel momento in cui il Mister indica ad un compagno il movimento da fare devono ascoltare TUTTI... onde evitare di chiedere poi durante la partita ai compagni movimenti non richiesti.
2 Esempi:
- mi è stato detto DAI mISTERz di occuparmi del terzino, mezza squadra pretendeva che seguissi l'ala - che era stata chiaramente affidata ai tre di centrocampo che avrebbero dovuto scalare.
- Calci d'angolo contro: i mister hanno chiesto che due punte restassero alte. Ho visto calci d'anGolo in cui tutta la squadra veniva chiamata a raccolta dentro l'area....
penso siano banalità (basta stare concentrati) sulle quali si possa migliorare in fretta e senza grossi sforzi.
carro
ovviamente attendo che si esprimano anche baldi e maffeo ma per quanto mi riguarda posso dirti che loro giocavano con due centrali di centrocampo più gli esterni di fascia, quindi - con la semplice scalata dei nostri tre di centrocampo - l'ala avversaria avrebbe dovuto essere cosa dei nostri centrocampisti (e del nostro terzino). Ma questa scalata, nel primo tempo, come ho scritto si è vista pochino.
EliminaComunque sono tutte cose di cui parleremo meglio lunedì. La cosa degli angoli l'ho notata anche io. Più che altro non me la spiego perché loro restavano con 2/3 uomini indietro quindi non c'era tutto questo bisogno di punte che tornassero. Forse ti stai confondendo con qualche calcio piazzato, dove ovviamene devi togliere dal computo quelli che vanno in barriera (e quindi lì ci può stare che si rientri anche tutti per non avere avversari liberi in mezzo all'area).
per quanto riguarda le indicazioni poco chiare dei misters, le vediamo nel dettaglio lunedì.
Carro, stai dicendo che abbiamo dato istruzioni differenti o cosa? (ne parliamo Lunedì)
EliminaPer gli angoli ho notato che di solito scendevano 2 dei 3 attaccanti e restava solo uno avanti, stendiamo poi un velo pietoso sugli angoli a favore.
- come giustamente fai notare, l'ala è un assurdità che sia seguita da l'attaccante estereno, l'unica eccezione si ha nel caso il terzino si spinge oltre l'attaccante in fase di attacco e su ripartenza si va a coprire il posto lasciato vuoto, in attasa che rientri il terzino. Il che si attua comunque con una scalata tra mezz'ala ed attaccante (che dovrebbe essere il movimento base in transizione negativa e che avrò ripetuto alemeno una decina di volte.)
Sostanzialmente poca roba l'avversario e abbiamo anche provato a fargli vincere la partita nel primo tempo. Molta svagatezza, un esempio lampante è stato lo stop effettuato da un difensore su una palla altissima su cui avrebbe dovuto avere una vita più difficile. Sostanzialmente siamo entrati in campo dopo venti minuti. Se concediamo tutto sto tempo a squadre serie la partita è sostanzialmente finita.
RispondiEliminavero. allora magari la prossima volta cazzeggiamo un po' di meno durante il riscaldamento. c'era un'aria di festa di campagna che non prometteva niente di buono. non parlo di singoli, ma del gruppo nel suo insieme.
Eliminano maffy intendo che dite una cosa e sta cosa viene ascoltata solo dal giocatore a cui è rivolta. Il resto della squadra non sente e in campo si crea confusione
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