L’infinito, nel calcio, esiste.
Esiste eccome.
Non riguarda il tempo
della partita, che a un certo punto finisce, ma l’eterna durata della palla
respinta dal portiere (dal nostro e dal loro), che galleggia in una dimensione
sottratta al corso della Storia, breve al punto tale da rendere impossibile
ogni intervento da parte di chi guarda ma abbastanza lunga da torcergli tutte
le budella, sconvolgendolo nell’esperienza di un’attesa impotente, attesa dell’immane,
analoga al sordo boato in cui si squama la percezione dell’alpinista che vede
avvicinarsi il fronte della valanga.
Questo spessore, che si fa largo nell’attimo e lo popola
dei nostri fantasmi, può avere sapori diametralmente opposti: un conto è il
goal che potresti essere in procinto di subire, un conto è il goal che potresti
essere in procinto di fare. Il nostro palato, in questo senso, è piuttosto
esigente perché ieri, per non farci mancare niente, abbiamo assaggiato entrambi
i bocconi.
Il tempo di quei bocconi, piaccia o meno, è
effettivamente infinito perché nel loro spazio sembra celebrarsi (o vanificarsi)
lo sforzo di un’intera partita. Ma anche un fesso si renderebbe conto che quei
bocconi sono resi decisivi dal nostro scarso cinismo, dal nostro atteggiamento bello
e sprecone, colpevole di mantenere aperta – fino all’ultimo – una partita da
chiudere nel primo tempo.
Forse non abbiamo ancora capito la differenza tra il
calcio e una gara di tuffi, dove vinci se un giudice ti ritiene più elegante,
coordinato e grazioso dei tuoi avversari. Nel calcio no. Non importa a nessuno
se hai creato di più, se sei stato più pericoloso, se hai prodotto le migliori
trame di gioco, se hai fatto i movimenti giusti e se non hai mai smesso di
correre. Hai ragione solo se vinci, e questo vale anche negli amatori, al netto
di tutte le fregnacce sul bel gioco e sull’impegno che amiamo raccontarci per sentirci
persone migliori. Perché per avere ragione, ieri sera, c’è voluta la zampata di
Sam. Altrimenti la storia era un’altra, e anche il sangue gloriosamente versato
da Graziano, indomito guerriero della difesa, ci sarebbe sembrato un inutile
sperpero di globuli e piastrine.
Consapevoli di questo, e armandoci dunque di tutta l’umiltà
che la situazione impone, è comunque giusto e sacrosanto rilevare che nel primo
tempo abbiamo espresso il miglior calcio proposto fin ora dal Pratello in
questa stagione. Quasi perfetti dietro, dove Balestrieri subentra con rabbia e personalità
all’infortunato Graziano e dove si registrano ottime prestazioni da parte di
tutti, compreso un Comoretto in netto miglioramento; molto stretti e compatti a
centrocampo, dove spesso abbiamo giocato a uno o due tocchi, interpretando con
intelligenza i margini d’azione consentiti dalle dimensioni del campo;
abbastanza bene davanti, dove un pressing incisivo, movimenti via via più efficaci
e fraseggi spesso precisi, impreziositi da un sapiente lavoro di regia alta messo
in campo da Cetti, non vengono corrisposti, sotto porta, da altrettanta
lucidità. Numerose le percussioni sulla sinistra, con Carrozza che mette molti
palloni al centro, non sempre sfruttati. Alto di poco il colpo di testa di
Cetti. Innocente ne sbaglia un altro a pochi metri dalla porta. E lo stesso
Passariello, in più di un’occasione, sembra tutt’altro che incisivo, anche se è
proprio lui, attaccando lo spazio liberato da Cetti, a sfruttare un errore
avversario per prendere il tempo al portiere e batterlo in uscita incrociando
con un pregevole pallonetto. Mettiamoci pure dentro che forse mi dimentico
anche altre occasioni. L’1 a 0 è dunque meritato, non ci piove, ma proprio per
questo sembra essere costato eccessiva fatica. Enorme, infatti, la mole di
gioco prodotta a fronte di un vantaggio così esiguo. Le preoccupazioni sono
dunque legittime, perché tante energie se ne sono andate e perché l’avversario –
pur incapace di esprimere un’azione corale – non manca di alcune prorompenti
individualità, tutt’altro che facili da bloccare. Nella ripresa, infatti, il
gioco giallonero perde smalto, le punte aiutano meno la fase passiva, il
baricentro si abbassa e gli avversari riescono a manovrare più vicini alla
nostra porta. Un’incertezza di Schiavo su calcio piazzato spalanca la porta al
pareggio avversario, forse non “giusto” ma esattamente in linea con il modo in
cui funzionano le cose nel calcio. Possiamo certamente raccontarci di come sia
difficile, con 7 cambi, mantenere inalterata l’identità di gioco della squadra,
ma è anche vero che le energie fresche avrebbero dovuto garantirci una maggior
tenuta del campo, che invece è venuta progressivamente meno. Questo ci ha
consentito, è vero, maggiori spazi sulle ripartenze, spazi che però abbiamo
sfruttato male, arrivando quasi sempre davanti alla porta avversaria per poi
non combinare nulla. Nel finale si passa dal 433 al 4312 e per fortuna a beneficiarne
è soprattutto Bonaventura, che può accentrarsi e avvicinarsi alla zona calda,
nella quale si fa trovare pronto per battere a rete la respinta corta del
portiere su conclusione da fuori di Tirelli.
Il giudizio è complessivamente positivo e nel caso di
alcuni singoli le prestazioni sono state molto buone. Mi è piaciuto il gioco
senza palla, la volontà di incidere nell’azione con personalità e coraggio, la
capacità di dare battaglia fino all’ultimo, la ricerca del passaggio facile e
veloce e, per lunghi tratti, un’incoraggiante coralità dell’azione, ben accompagnata
dai terzini (per la verità soprattutto a sinistra). Se però, in questo
campionato, vogliamo davvero fare qualcosa di importante, non possiamo
specchiarci in tutto questo o accontentarci di qualche bella azione. Dobbiamo tirare
di più, essere meno leziosi, mordere con maggior convinzione e in tutte le fasi
di gioco (compresi i rinvii dal fondo e le rimesse laterali, attivi o passivi
che siano), e ogni volta dobbiamo affondare i denti fino in fondo, dobbiamo
sentire il morso che si richiude e porta via tutta la ciccia disponibile, senza
regalare nulla. Perché altri avversari, a fronte di tanti sprechi, non avrebbero
avuto alcuna pietà di noi.
SCHIAVO 5. Poco impegnato, si disimpegna male sul calcio
piazzato che porta al pareggio avversario. La palla gli resta davanti, boccone
troppo invitante per l’avversario.
CURATOLA 6. Sufficienza d’incoraggiamento. Al rientro
dopo lo stop, Pietro risponde presente e offre una prestazione di carattere,
ancora priva – tuttavia – di contenuti tecnico-tattici di livello.
TIRELLI 6,5. Parte maluccio, troppo basso e timoroso.
Migliora col passare dei minuti, accompagnando l’azione e producendosi in
qualche azione personale degna di nota. Sua la conclusione che il portiere non
trattiene e da cui, quindi, scaturisce il goal di Bonaventura.
LANZELLOTTO 7,5. La sua miglior gara dall’inizio dell’anno.
Concreto, puntuale, preciso. Rischia qualcosina quando, per scivolata o scivolone,
si ritrova per terra in mezzo all’area, ma gli avversari non dispongono di
alcun Bonaventura che gli cada sopra e si procuri il rigore. È però l’unico neo
della sua autorevole gara.
GRAZIANO 10. Il voto è platonico, ovvio, ma uno che si
apre il cranio per la squadra non può ricevere di meno. Cuore, sangue e
ambulanza.
BALESTRIERI 7,5. Ingresso maiuscolo e rabbioso, subito
cattivo negli anticipi e nei recuperi. Non è uno che non sbaglia mai, ma è
anche uno che tutte le volte va a rimediare di persona. E questa è la cosa più
importante.
COMORETTO 7 In crescendo. Più preciso nei passaggi,
agguerrito nei recuperi, veloce ad allargarsi e a dettare la linea di passaggio
facile ai colleghi di reparto e ai centrocampisti. Interessanti alcuni palloni
messi verso il centro. Avanti così.
GIGLIONI 6,5. Grintoso ed efficace, tampona quello che
deve tamponare e aiuta a serrare i ranghi.
FEFE’ 7+ Gioca sempre bene ma nel primo tempo, in qualche
occasione, effettua passaggi avventati, che talora vengono intercettati con
eccessiva facilità dagli avversari. Capita a tutti, è ovvio, ma nel suo caso fa
notizia. Si tratta comunque di una prestazione di assoluto valore, che diventa
impagabile nel secondo tempo, quando c’è da soffrire e da lottare ed è proprio
lì, nel cuore del campo, dove si spala della gran merda, che Fefè regala
momenti di vero e sudato calcio. Esempio.
INNOCENTE 7. In linea con le prestazioni precedenti,
potrebbe essere molto più concreto sotto porta. Bene comunque per gli
inserimenti e il supporto all’azione dei compagni.
TILLI 6-. Un po’ fuori posizione come interno di
sinistra. Non è il suo ruolo naturale, è vero, ma in quella fase era importante
stare più compatti. Sale poi sulla trequarti dove si muove molto e non viene
sempre valorizzato, nei suoi movimenti, dai compagni. Ma anche lì dovrebbe
aiutare di più la fase passiva, soprattutto dato il frangente.
OLIVIERI 7. Rapido nelle giocate e gladiatorio nei
contrasti, gioca con pochi tocchi e cerca sempre di essere utile ai compagni,
evidenziando straordinarie doti di umiltà e applicazione. Contiamo di rivederlo
su questi livelli.
CUCCULELLI 7- La sua disciplina tattica è decisamente
migliorata. Ha gamba per andare ma sa anche sacrificarsi quando serve. Bene
così.
SANTACROCE 7+. Subito nel vivo, concentratissimo,
intelligente, estremamente efficace nei contrasti e utilissimo nell’azione di
rimessa.
CETTI 8- Per me, il migliore. Gli manca il goal, è vero,
ma il suo primo tempo, unito alle prime battute della seconda frazione di
gioco, è un piccolo capolavoro di regia al servizio della squadra. Vertice alto
dell’attacco, rientra spesso per anticipare i difensori, dialoga bene con i
centrocampisti, vede i compagni di reparto, li serve nello spazio e dà tanto filo
da torcere agli avversari. Non si risparmia nel pressing portato su tutto il
fronte d’attacco, dove va addirittura a raddoppiare nelle zone di competenza di
Carrozza e Passariello. C’è un “meno” perché là, di testa, bisogna segnare.
Punto. E quindi sì, può ancora migliorare. Deve migliorare.
CARROZZA 7 Altruista fin quasi all’eccesso, Carro cerca
sempre il compagno e si propone negli spazi senza palla. Il suo pressing, però,
non è costante come al solito e tende gradualmente a venire meno. Potrebbe
andare in goal perché spesso si fa trovare al posto giusto, ma ogni tanto viene
ignorato.
PASSARIELLO 7,5. Segna un goal fondamentale e nel finale
combatte come un leone, dando una grossa mano alla squadra. Male, tuttavia,
quando deve decidere tempo e dosi dei suoi passaggi, che poche volte si rivelano
utili per i compagni. Testa più alta e maggiore lucidità.
BONAVENTURA 7,5. Prende falli, combatte, segna. Tutto in
pochi minuti. Utile sulla fascia, devastante al centro. Fa la rete che vale la
vittoria. Ed è subito Samba-Sam.