mercoledì 1 ottobre 2008

CACCIA A OTTOBRE GIALLONERO

Il modo migliore per cominciare un mese è chiudere bene quello che finisce. Nel calcio la questione è piuttosto semplice, perché la palla divide la vita in tre opzioni: vincere, perdere, pareggiare. La Coppa Stadio, addirittura, riserva la trinità a più alte sfere e riduce le alternative a due. Vincere o perdere. Sì o no. O noi o loro. Birre del discount contro Maserati in doppia fila. Se la butti sul Calcio, l’occasione per fare un po’ di giustizia sociale sembra quasi a portata di mano. Il Bene e il Male, ragazzo, a te la scelta. A conti fatti, fanno sempre piacere due o tre badilate di sano manicheismo, soprattutto quando tutti, in questa città dei balocchi ricolma di falsi intellettuali e di più falsi profeti, giocano a chi si mostra più complesso, sfaccettato e dannatamente esterofilo. Respira. Gonfia i polmoni, visualizza una sigaretta, svuota tutto. Chiudi gli occhi. Riaprili. Ci sei. Vai. Se le tue scarpe hanno sotto dei tacchetti, significa che per le prossime due ore puoi considerarti esentato dal triste spettacolo ambulante di questi omuncoli universitoidi che per darsi un tono si vestono da gay e parlano del prossimo viaggio a Berlino. Hai un obbligo più importante, una missione di livello superiore, e se tendi l’orecchio i tuoi tacchetti sono lì a dirtelo. Te lo sussurrano quando picchiettano sull’asfalto all’uscita dallo spogliatoio, ma ancora non riesci a capirlo bene, perché sei immerso nel tuo personalissimo check-up pre-partita. Te lo ripetono più volte mentre fai il riscaldamento, ma ancora non vuoi sentire, perché a freddo c’è sempre un dolorino che inietta qualche preoccupazione e stai cercando di scacciarlo, di scalciarlo, di uscire da te stesso per guidarti meglio. La coscienza non c’entra nulla con il calcio: non metterla nemmeno in borsa, la prossima volta. Quando gli 11 bastardi vestiti di nero sono pronti davanti a te, poche cose contano davvero. I tacchetti. Quelli che stanno sotto. Quelli che sanno tutto, già da prima. Quelli dal cui punto di vista il campo sembra la radura dell’accampamento nemico spiato dalla boscaglia. Sono loro a dirti qual è il tuo obbligo. La tua missione. Te lo ripetono un’ultima volta quando le squadre sono schierate e l’inferno si sta per scatenare. Ma il cervello si riconnette alla distanza, prende la linea solo alla fine. Fischio dell’arbitro. È in quei secondi di silenzio irreale, quando avvengono i primi passaggi, quando le nostre punte scattano sul portatore di palla avversario. È lì. È lì che capisci qual è la tua missione. Tornare vincitore, senza se e senza ma. Ora che lo sai, i tacchetti possono tornare a fare il loro dovere. Il resto lo può vedere chiunque, anche quelli che non giocano a calcio. Pratello batte Universal 1 a 0. L’ottobre giallonero è appena cominciato. Sotto a chi tocca.

Marco Schiavo 6,5. Mai un’indecisione, mai un rinvio sbagliato. Non viene sottoposto a particolare pressione, ma è puntuale in un paio di uscite e sicuro su alcune soluzioni da fuori degli avversari. Non ripete le finte che sabato scorso hanno fatto invecchiare il Mister di 8 anni in un secondo. Questa volta non concede nulla e bada al sodo. Sul taccuino una sola sbavatura, nel primo tempo, quando con troppa sufficienza alleggerisce un rinvio corto a Lucatti e il passaggio viene intercettato a metà strada da vecchia volpe Del Gaudio, per fortuna senza danno. A presa rapida.

Giacometti 7-. Se Maicon fosse bianco si chiamerebbe Giacometti. Ma se Giacometti fosse negro, di Maicon non sentireste nemmeno parlare. La fascia è sua. Prende il tempo agli avversari, li dribbla in scioltezza, non butta un pallone, cerca sempre il compagno e mantiene un livello altissimo di concentrazione. La sensazione, paradossalmente, è che potrebbe fare persino qualcosa di più, soprattutto in fase di possesso palla, tentando con maggiore insistenza la sovrapposizione e l’affondo. Ma la cautela, ieri sera, ci voleva tutta. Già adesso, comunque, fludifica che è un piacere. Mister Muscolo.

D’Uva 7,5. A dirla tutta, Ci saremmo anche rotti i coglioni, ogni volta, di raccontare quanto è bravo e come gioca bene. Ma è proprio così. Forse si sente nato per altri ruoli, ma se qualcuno venisse a riprenderci e gli mostrasse le sue partite, comincerebbe a capire perché di lì non si muoverà mai più. Memore dei 9 goal presi all’andata l’anno scorso, Gabriele mette il turbo in ogni raddoppio, piazzandosi alle spalle di Serioli e coprendo il culo a tutta la squadra. Le cose migliori sono le chiusure in scivolata sulla fascia, con Del Gaudio che si guarda attorno chiedendosi dove Cristo è finita la palla. Magia, caro Del Gaudio. Magia. La palla c’è, la palla non c’è. Ecco a voi l’Illusionista.

Serioli 7+. L’ingrato compito della marcatura stretta su Del Gaudio tocca proprio a Luca, ma il compito lo galvanizza. Per sua stessa ammissione, Luca non è uno di quei sofisticati difensori cresciuti nel culto della zona. Per lui la difesa è ancora fatta di un libero e di uno stopper. Il nostro Vierchowod. Strappa un brandello di pantaloncino alle punte avversarie, lo annusa, lo memorizza e si mette sulle loro tracce. Fino alla fine, è quel tarlo che ti rode le palle con la costanza di una tortura medievale. Di testa sono tutte sue. Rischia qualcosa nelle ripartenze, quando invece che avventurarsi per vie centrali potrebbe appoggiarla in fascia e rifiatare un po’. Ma sono dettagli. Nel campo piccolo, i grandi uomini risaltano ancora di più. Segugio.

Lucatti 6. Nel primo tempo partecipa in maniera positiva all’impostazione del gioco, dialogando bene con Triggiani, suo collega di fascia. Ancora qualche lancio di troppo, ma sono sempre meno e sempre più ponderati. L’unico giocatore giovane della squadra avversaria gravita proprio dalle sue parti, e la cosa non è un bene. Edo paga un po’ la velocità del ragazzo, che in un paio di occasioni lo salta di netto e va sul fondo (“Quel fottuto stronzetto peserà 18 chili meno di me” dirà a fine primo tempo visualizzando in cuor suo scenari biblici di sangue e morte). Nel complesso però non si scompone e tiene bene la posizione. Un paio di punizioni troppo alte per essere vere. A metà del secondo tempo sale a centrocampo ma ormai c’è un risultato da difendere e così - su indicazione di Mister Schiavo - non si propone più di tanto. Nel secondo tempo si dedica – sottobanco - a distribuire nervosismo fra le fila avversarie, ma senza esagerare agli occhi del direttore di gara. La cosa migliore è un saggio di teatro davanti alle panchine, quando accentua “leggermente” la caduta su un intervento da tergo, procurando un giallo all’avversario, così come già era accaduto contro l’Osteria Grande. C’è da sperare che la sua utilità possa andare oltre questi trucchetti da vecchio bastardo. Rivedibile ma già edibile.

Donati 6+. All’esordio con la maglia del Pratello, il talentuoso esterno destro gioca un tempo e mezzo e non dispiace affatto. Sbaglia clamorosamente il primo pallone, tentando una girata al volo per allontanare il pericolo dalla zona calda, ma la palla finisce all’indietro in fallo laterale. Pazienza. La tensione gioca brutti scherzi. Lorenzo si rimette subito in riga e da lì in poi sbaglia poco o nulla. Ottimi gli agganci, anche su palle veloci e difficili. Nei passaggi appare più veloce e altruista di quanto non faccia vedere in allenamento. Rapido a ripartire, è altrettanto agguerrito quando torna sull’uomo per recuperare palla e posizione. Deve acquisire un po’ più di fiducia nei propri mezzi, ragionare e contare fino a due prima di certi traversoni. Promette come Gourcouff ma manterrà – ne siamo certi – molto di più. Fioriranno, rose o non rose.

Pegolo 6,5. Solo un tempo per il Pirlo del Carso, che nell’intervallo alza bandiera bianca per un dolore muscolare. Netto il miglioramento rispetto all’Osteria Grande. La maggiore levatura dell’avversario di ieri ne impreziosisce la prestazione. Da sempre tutti gli invidiano la calma serafica, il profilo imperturbabile, quell’aria vagamente oppiacea da “evvabbè, rilassati che ora te la passo”. Ma la grinta che ci mette in fase passiva è – per continuità e concentrazione - una nota in parte nuova, che testimonia di un’accresciuta responsabilità del ragazzo. Raccorda la difesa con il centrocampo e dialoga bene con Donati allargando sulla destra. Gli manca ancora il cambio di gioco, che in certi momenti sarebbe utile per uscire dalle secche del pressing avversario. Ma aspettate due o tre partite e quel tale di nome Pirlo diventerà il Pegolo di Milanello. In mezzo al campo, l’unica legge è il Codice di Marco. Un codice severo, puntuale, serrato. Hammurabi.

Selo 6. Continuo a ripetergli che è molto più forte di quanto vuole farci credere. Adam tiene in caldo la sorpresa. Io dico di stare attenti e di tenere pronte le videocamere, perché fra poco questo qui tira fuori dal cilindro qualcosa di veramente speciale. Nel frattempo, il suo calcio è ancora un po’ interlocutorio, come una pressione sanguigna con i minimi troppo bassi e i massimi troppo alti. Alterna dimostrazioni di grande acume tattico a banali amnesie che, in mezzo al campo, rischiano sempre di costare parecchio. Nel primo tempo non prende bene le misure al 17, che gioca fra le linee e crea spesso problemi sulla nostra trequarti. Ogni tanto tiene un po’ troppo palla, ma più che di egoismo si tratta di smalto e lucidità, cose che si acquistano giocando. Meno nervoso dell’ultima partita, scherza con i nervosissimi avversari, contribuendo a imballarne il gioco. È un peccato che a) via sia la sosta proprio adesso e che b) debba saltare la prossima. Avrebbe bisogno di giocare parecchio, con continuità. Al di là di tutto, deve ripartire dalle cose buone, dal senso della posizione, dalla volontà – sempre e comunque – di provare a giocarla, dallo spirito di squadra che lo guida in ogni momento. Ma noi siamo ancora in attesa, e non certo di Godot. Perché Adam Selo, alias “the president”, è un’altra cosa. Rullo di tamburi…

Triggiani 6. Se nel primo tempo gli venisse quel tiro al volo su cross da destra, l’8 non glielo leverebbe nessuno. Ma se sfornasse tiri del genere, a conti fatti, non giocherebbe con noi. Quindi va bene così. Come Lucatti e Selo, deve ancora esprimersi al suo meglio. L’impegno c’è già, sempre, e la condizione sembra in crescita. In particolare, è l’unico a capire fino in fondo che passarla indietro non è necessariamente una cosa da omosessuali e che talora – anzi - può servire a far ripartire l’azione. Esperienza e sagacia al servizio dei gialloneri. Può incidere di più, ma deve crederci e ruggire. In ogni caso, un esempio di stile, onestà e sportività, cose che nel calcio – per colpa di gente come Lucatti – tendono a sparire. English man in Bologna.

Carrozza 7,5. Tony, butta dentro quella palla di merda. Per il resto: un leone con la dentatura di uno squalo e la fame assassina di un orso che si sveglia dal letargo. Perfetto, davvero. Sradica la palla a due o tre avversari contemporaneamente, ci passa sopra come Annibale sulle ceneri dei villaggi romani, semina il panico ovunque, gioca per la squadra e con la squadra, pressa su tutto il fronte offensivo, si produce in ottime sponde di testa, migliore l’intesa con Argentieri e ci mette un cuore che di più non si può chiedere. Con il goal, sarebbe il migliore in campo. Non penso che qualcuno abbia macinato più chilometri di lui. È anche per questo, forse, che sotto rete non è precisissimo. Panzer.

Argentieri 8-. Con i mezzi tecnici che ha, potrebbe beccarsi un 10 a partita e mandare a casa tutti quanti. Solo che ogni tanto si dimostra un po’ troppo frettoloso nelle conclusioni, e non sempre fa la cosa più semplice. È vero però che tiene la difesa avversaria in costante apprensione, martella senza sosta con dribbling, tiri, incursioni e tagli su entrambe le fasce. Trova il goal per la seconda partita consecutiva, mostrandosi freddo al momento opportuno. Aggressivo sui difensori che tentano di ripartire, ruba un paio di palloni con la scaltrezza di una faina e per poco non si regala una doppietta. Migliore di loro, il migliore dei nostri. Una protezione della palla quasi da professionista. Capace, nei momenti critici, di prendere falli importanti e far rifiatare la squadra. Gemma pregiata del mercato del Pratello, deve già rendere conto delle voci di corridoio che lo vedono vicino a club blasonati come il Lanciano, il Portogruaro, l’Akragas e l’Atletico Leonzio, che nelle ultime ore ne ha chiesto via fax la comproprietà. Ma attenzione… perché la curva giallonera non perdona. Mi ricorda Goran Vlaovic, con un tocco di Gary Lineker. Per intenditori.

Fedi 7. Subentra a Pegolo in mezzo al campo, in un ruolo per lui inedito, e ci si trova subito a meraviglia. Concreto, preciso, agguerrito, ne prende anche un paio di testa mostrando a tutti noi culi pesanti che saltare fa parte del gioco. A un certo punto salta tre uomini e si esibisce in una veronica deliziosa in mezzo al campo, che costringe al fallo gli avversari. Roba da Cassano, senza esagerare. Tecnicamente sopraffino, fornisce una prestazione di incredibile sostanza, associando alla fase di possesso palla, gestita con la solita padronanza, un lavoro certosino di interdizione. Imprendibile, si prende un brutto fallo al limite della nostra area di rigore, ad opera di un numero 4 avversario troppo frustrato per capire che se sei più scarso c’è ben poco da fare. L’idea di schierarlo in mezzo al campo, bisogna dirlo, è di Marco Schiavo. Ma il coraggio di farlo è del mister di giornata, Luca Schiavo. Ottima mossa. Da ripetere, a mio avviso. Una luce.

Trapezio 6. Entra nella ripresa al posto di Triggiani e va a fare il terzino su una fascia non sua. Ha il compito di tenere il numero 18, la cui velocità – alla distanza - cominciava a diventare imbarazzante per il passo di Lucatti. Il nostro Trape svolge molto bene la sua mansione, e chiude ogni varco in linea con gli altri difensori. Il vantaggio da difendere non gli consente alcuna sgroppata, ma è bravo a leggere la situazione e a sacrificarsi per la squadra. Applausi.

Munari 6. Rileva Donati e si sistema sulla destra. Più che altro allontana la palla dalla nostra metà campo, ma dato il vantaggio il lavoro si dimostra più che fruttuoso. Grintoso su ogni pallone, non concede un metro ai suoi diretti avversari, tamponando tutte le loro azioni. In crescendo.

Mister Luca Schiavo 7. Viene investito della pontificia autorità in un momento difficile: l’avversario è di categoria superiore, l’infermeria del Pratello è piena, il campo – stretto – poco si addice alle nostre caratteristiche. Luca conferma per nove undicesimi la formazione vincente contro l’Osteria Grande, riportando Carrozza in attacco e calando la carta Fedi-playmaker nella ripresa. Due scelte azzeccatissime, che nell’economia complessiva della gara hanno deciso il risultato. Incita i ragazzi con la voglia di chi vorrebbe essere fra loro. Speriamo torni presto in mezzo al campo, non foss’altro per sentirlo rivolgersi all’arbitro chiamandolo “Signore”. Che stile.

Sammaruco e Trombetti (platonicamente 10). Non giocano, ma accompagnano il Pratello nell’umida serata del Ceré e rimangono al fianco della squadra incitandola fino alla fine. Grazie ragazzi. Davvero.

5 commenti:

  1. Mi scoccia non essere stato presente ieri sera, ma ho imparato troppo tardi della partita.
    Ci vediamo giovedì, con il morale a mille!!!

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  2. ragazzi vi amo,sono troppo fiero di voi,ora so che il pratello vola senza di me e potrò affrontare l'esame di stato a cuor leggero.ci vediamo giovedi.

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  3. quell' Argentieri lì mi ricorda tanto il Dema. è proprio forte!...quanto a Schiavo Luca, mi ricorda tanto Giuda!

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  4. quell' Argentieri lì non mi ricorda affatto il Dema. è proprio forte!

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  5. Dema,non ti curar di lor ma guarda e passa...

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